La carta è una stampa da incisione in rame, inquadrata da un rigo sottile e misura all’incirca centimetri 15,3 x 20,8. A sinistra, in basso, in una targa rettangolare si legge: “ISTRIA Sotto il dominio Veneto fra li Colfi Trigestino et Quarner como peninsula sul mare Adriat[ic]o da Istro fiume hora Quieto deriuata la quale doppo tante ruine come p[er] le istorie. Al p[rese]nte è molto habitata et adornata di mote Citta, Castelli, Ville, fonti, fiumi, Et a marina Isole, porti boniss[im]i, et in essa seli raccolgono qua[n]tita di Vini, Grani, Olij, et ogni qualita di frutti perfettiss[im]i di sale similm[ent]e piu ch[e] altro luogo. La detta prou[inci]a e di longezza mill[ia] 100. largezza da mill[ia] 30. da Vin[egi]a mill[ia] 100. In Venecia apresso Giò[vanni] Franc[esco] Camocio. i57i. Con priuilegio”. È priva di graduazione ai margini e di scala e l’orientazione risulta con il NE in alto. Questo esemplare conservato presso la Fondazione Scaramangà di Trieste è sciolto, ma doveva essere inserito, come tav. 4, nel noto e raro “ISOLARIO” del Camocio. Il Cucagna ritiene che questa raffigurazione, che porta ancora la firma del grande editore e stampatore veneto, derivi “direttamente dalla rappresentazione annessa al Del sito de Listria di Pietro Coppo e non dalla carta stampata nel 1569 dallo stesso Camocio, come le parole pressoché identiche delle targhe lascerebbero credere”.
Indubbiamente nello scheletro cartografico vi è una dipendenza quasi totale, ma il disegno delle aree marginali e qualche altra significativa particolarità ci fanno supporre, piuttosto, l’esistenza di un qualche anello intermedio, in ogni modo ispirato alla stampa apparsa nell’opera del Coppo del 1540. Il mare è raffigurato a puntini e presenta un fitto tratteggio lungo le coste, l’orografia viene rappresentata con coni di scarsa elevazione tranne che per i Monti dela uena resi, comunque, in maniera meno evidente rispetto al documento matrice, i fiumi sono a doppia linea e un ponte attraversa il Larsa, le città vengono figurate con prospetti, mentre gli altri abitati con casette e all’interno della rappresentazione compaiono anche alcune chiesette isolate, che spesso non si riescono più ad identificare nella realtà (Marussi, 1946, pp. 14-15; Cucagna, 1964, pp. 61-62).
La novità più appariscente, rispetto ad ambedue i modelli cui si ispira, è data, soprattutto, dalla PARTE DEL FRIVLI. Questa, pur arrivando allo stesso P.° Cortellazzo (Porto di Cortellazzo), ha assunto maggior evidenza e chiarezza rappresentativa e si è cercato, anche, di porre rimedio all’errore relativo all’unione idrografica Isonzo-Timavo, raffigurando il tracciato anonimo di un corso d’acqua che esce dai M. Carsi e da un fitto bosco. Ma un ramo del Lisontio f. sembra lambire addirittura Udine, mentre un suo affluente di sinistra porta ancora il nome di Timao f.. Nel lembo superiore, poi, questa carta mostra una nuova collocazione dei materiali gastaldini, poiché, per esempio, Valle cosana si legge a settentrione di Raspo e non più nel Carso triestino, Gotnich (cioè il Castello di Gotnik) figura ad est di Segna e sono stati aggiunti, poi, il singolare toponimo di Codogno,di difficile identificazione, mentre quello di Bresei (cioè Bersezio) è segnato erroneamente a sud di Barbana. Rispetto al disegno camociano del 1569 la carta rimuove, invece, tutti gli errori più grossolani come la collocazione dei tre sorprendenti toponimi riportati sulla penisola che termina con Ponta Grossa (Punta Grossa), per cui sopravvive solo uno strano Põta de lolin, che riecheggia un po’ il precedente Medolin, ma che forse è solo una storpiatura per Ponta del olmo (Punta Olmi). Scompaiono anche tutte quelle forme onomastiche che arricchivano, sia pure con qualche imprecisione di posizione, la parte costiera occidentale e, soprattutto, mancano quelle particolartà che suggerivano l’utilizzo degli scritti corografici.
Perciò non vengono riportati più Arupino, né il Porto deual de bora presso Rovigno, non è segnata l’Hostaria sulla riva meridionale del Canale di Leme, ed è sparita l’isola di Egida, davanti a Capodistria. Rimangono del tutto inalterate, però, rispetto alla carta del 1569 le inesattezze dovute alle falsate proporzioni ed agli errati rapporti di distanza che si riscontrano anche qui nelle isole golfo del Quarnero. Infatti Veggia (Veglia), Arbi (Arbe), Cherso e O?aro (Lussino), condizionate dalla ristrettezza dell’ingolfatura, vengono disegnate in modo impreciso, sia per organizzazione spaziale che per distanza tra gli apparati e sicuramente in maniera peggiorata rispetto al predetto documento di raffronto rispetto al quale le caratteristiche di compilazione appaiono ancor più marcate. La nomenclatura è in italiano, ma si notano numerose forme venete che contraddistinguono alcune zone (Lago, Rossit, 1981, Tav. XXXVIII, p. 83). [C.R.]