La DALMACIA NOVA TABVLA nella “GEOGRAPHIA” di Claudio Tolomeo

Cartina

Tabella Toponimi

 

La carta ritrae la Dalmazia quale appare nell’edizione della Geographia di Claudio Tolomeo, curata da Pier Andrea Mattioli e Giacomo Gastaldi, e stampata a Venezia nel 1548. Il nostro documento, qui utilizzato, e fa parte della collezione del dottor Italico Stener di Muggia (Trieste). L’apparato cartografico, che vede alternarsi le vecchie tavole tolemaiche alle nuove, è composto da sessanta raffigurazioni incise in rame. All’esterno della cornice graduata, compare il titolo DALMACIA NOVA TABVLA, mentre non figura né il nome dell’autore né l’anno dell’incisione e tanto meno la scala d’esecuzione. Il documento, che è acquerellato seppur con qualche sbavatura nel reticolo fluviale, si distingue rispetto alle altre rappresentazioni che s’ispirano ai modelli tolemaici, poiché risulta indubbiamente molto più corretto sia nel disegno di molte particolarità che per la discreta precisione onomastica (Lago, 2002, p. 238).

La linea di costa appare abbastanza precisa e marcata riproducendo la ricca frastagliatura con le isole del Quarnero, gli scogli antistanti il litorale tra Zara e Sebenico, il Golfo di Narenta, le Bocche di Cattaro e il Golfo del Drin con la città di Durazzo. Anche la penisola istriana appare ben orientata e con una struttura piuttosto precisa dove sono riportati i toponimi di Capo de Istria (Capodistria), parentio (Parenzo) e Pola, mentre manca quello di Fiume, anche se viene segnato il corso del Rije?ina. Verso meridione si evidenziano per l’efficace rappresentazione soprattutto la profonda e stretta ingolfatura del Canale della Morlacca, il tratto terminale del fiume Krka con il suo tracciato irregolare, i promontori di Puntadura presso Nona e di Punta della Planca a sud di Sebenico, il Canale di Spalato e la penisola di Sabbioncello sebbene sia erroneamente orientata in senso ovest-est invece che da ovest verso sud-est, le piccole insenature di Stagno e la successione degli spazi marini che penetrano sino a Cattaro (Rossit, Selva, Umek, 2006, pp. 44-45).

Nell’insieme la rappresentazione della complessa e tormentata morfologia litoranea sembra derivare da documenti nautici. L’apparato insulare che contraddistingue il complesso arcipelago dalmata appare adeguatamente cartografato per posizione geografica, dimensioni e toponomastica. Lo testimoniano cherso, Veia (Veglia), Arbe, pago e più a meridione braza (Brazza), lesina, Curzola, meleda e Agusta (Lagosta). Mancano soltanto le isole di Lissa, Solta e Bua (le ultime due si trovano nel canale di Spalato) mentre Lussino presenta dimensioni quasi insignificanti al contrario di Cherso che si allunga verso sud ad occuparne la dislocazione areale. Le isole zaresi sono raffigurate con dei piccoli puntini, privi di nome mentre non compaiono quelle prospicienti il litorale raguseo.

La carta riporta in modo evidente anche l’orografia, l’idrografia e le sedi umane. La prima è tracciata con il solito sistema dei coni affastellati che assicurano in questo documento maggior efficacia estetica, ma che figurano sempre sparsi in modo improprio su tutto il territorio rappresentato senza alcun oronimo, a differenza della rete idrografica che rivela, invece, una buona conoscenza del reticolo fluviale da parte dell’autore. Compaiono, infatti, il Danubio (Danubio F.) con i suoi affluenti, tra cui spiccano la Drava (Draua ff.) e la Sava (Sava ff.) e i fiumi costieri dalmati, privi, però, di idronimo. Sono rappresentati adeguatamente, anche, i bacini sorgentiferi, i relativi corsi e le foci dello Zrmanja (Zermagna), del Krka, del Cetina, della Narenta, della Bojana e del Drin. In particolare si nota la riproduzione del bacino idrografico della Narenta alimentato correttamente da due corsi d’acqua. Nella rappresentazione cartografica compaiono anche il lago di Scutari, indicato dal toponimo Laco dal quale esce come emissario un fiume privo di nome che sappiamo essere la Bojana e l’abitato di Scutari, pur se collocato erroneamente alle spalle delle Bocche di Cattaro; a nord, quasi a ridosso del margine del documento, appare cartografato il lago balaton e un altro specchio lacustre non riconoscibile forse il Gusic jezero, raffigurato subito a settentrione della città di Segna in Liburnia. Altri due piccoli laghi, privi di nome, sono collocati lungo il corso dei fiumi Krka e Cetina e dovrebbero corrispondere rispettivamente al Visova?ko jezeroed alPeru?ko jezero.

I centri abitati sono indicati da prospettini che rappresentano delle casette di colore rosso, mentre nessun segno li differenzia come sedi urbane, rurali o vescovili. Compaiono i centri più importanti di Capode Istria (Capodistria), parentio, pola, Zara, Scardona, Trau, Spalato, Ragusi, Cataro, Antiuari, Duraso e Valona mentre mancano a sorpresa le città di Sebenico, Salona e Glissa, tutti insediamenti particolarmente antichi per fondazione. In stampatello maiuscolo sono trascritti i nomi del SINVS VENETVS ANTEA ADRIATICVS e quello della penisola italiana e, invece, in corsivo minuscolo tutti gli altri a cominciare dai Golfi. Nel documento si riscontra anche la presenza di alcuni nomi regionali quali Coruatia (ripetuto due volte), Dalmatia, Bosina, Vngheria, Craina, Seruia ed Albania. La nomenclatura è quasi tutta in volgare, ma vi sono anche toponimi latini.