Il Disegno particolare de Regni e Regioni che son da Venezia a Costantinopoli

Cartina

Tabella Toponimi

Questa carta gastaldina dell’Adriatico settentrionale venne stampata da Paolo Furlani nel 1566. L’esemplare che abbiamo riprodotto è conservato a Muggia (Trieste) nella Collezione privata del dottor Italico Stener.Opera di M[esser] Giac[omo] Castaldi Piamontese Cosmografo in Venetia, costituisce, di norma, il foglio occidentale di una grande carta, composta di tre fogli, che misurano, complessivamente, centimetri 50,5 x 101,8. II foglio orientale consente di conoscere la data della sua esecuzione, in quanto vi si legge Da Paulo Forlani Veronese, intagliata l’anno 1566. Il documento che qui analizziamo, è inquadrato all’interno di una cornice graduata di 5′ in 5′. Presenta l’individuazione di una Scala di miglia italiane; poco sopra un semplice cartiglio definisce i limiti del disegno che vuole raffigurare l’Adriatico settentrionale e le regioni italiane, quelle balcaniche e danubiane fino alla BOEMIA con Praga e alla SCLESIA con Vratislauia (Bratislava). Lungo la costa orientale del COLFO DI VENETIA, che ha al centro del mare a puntini una scenografica rosa dei venti che assicura l’orientazione, oltre all’ISTRIA l’autore riproduce nella Dalmazia, le aree territoriali sino ad Almisa, poco a sud di Spalato e quelli insulari sino a Curzola.

Come appare dagli scritti del Cucagna (1964, pp. 20-22), che esaminò un esemplare che si annoverava nella collezione Novacco di Venezia, la raffigurazione è fondamentalmente identica alla già citata carta del Gastaldi del 1560, stampata a Roma nell’officina del Lafreri. Infatti, il documento del grande e prolifico Autore cinquecentesco non apporta grandi innovazioni rispetto alla sua produzione precedente forse perché non era venuto in possesso di carte che gli consentissero di migliorarla. Nello specifico dei suoi contenuti, si può affermare che quasi nella totalità non presenta elementi inediti, se si eccettua ad esempio la catena dei Monti Velebit che, seppur raffigurata in modo schematico e poco efficace con i rilievi appena accennati graficamente, corre parallela alla linea di costa nell’area contraddistinta dal cartografo con il toponimo MORLACHA. Nelle altre parti il sistema montuoso è reso, come di consuetudine, da una serie di coni giustapposti a mucchio di talpa, in cui non vi è alcuna distinzione nell’altezza (tranne che per quelli che occupano la Selva Boema, i Sudeti e le Alture della Moravia), privi di oronimo e spesso acquerellati con il colore verde o seppia (Biasutti, 1908, p. 27; Marinelli, 1881, pp. 107-108; Tooley, 1939, p. 18).

L’autore riserva maggiore cura e precisione al reticolo idrografico che viene tracciato con una doppia linea vuota accompagnata dall’indicazione toponomastica, consuetudine questa piuttosto consolidata per i tempi in cui il documento venne redatto anche se si possono notare, anche qui, lacune e mancanze. Compaiono i fiumi di primaria importanza, ma anche quelli meno significativi senza differenze di rappresentazione. Nell’ISTRIA, che ha un disegno della penisola sufficientemente corretto, mancano sia il Risano (Rižana) che la Dragogna (Dragonja) e il corso del Rje?ina appare molto corto.

In Dalmazia il Buzanch f. (Lika), figura correttamente come emissario del Kruš?i?ko jezero, mentre il corso del Krka presenta gli allargamenti dell’alveo che caratterizzano il tratto terminale del fiume. Oltre allo specchio lacustre di Prokljan sono segnati anche il Visovac jezero e il Briljansko jezero, ma come lo Zrmanja non riporta l’identificazione onomastica al contrario del Zelina f. (Cetina), immissario ed emissario del Peru?ko jezero. Come accade nella carta citata di riferimento è dato grande risalto al sistema idrografico danubiano lungo il quale compare una ricca toponomastica insediativa che comprende le città di Vienna, di Buda e Pest, mentre troviamo il LAGO BALATON posizionato presso le sorgenti della Draua f. Il profilo costiero è, per alcuni tratti, tracciato in modo arbitrario senza particolari rispondenze con la realtà; un esempio per tutti può essere costituito dall’eccessiva frastagliatura del litorale della MORLACHA, che soprattutto, appare disegnata con ingolfature quasi identiche e ripetitive che si rivelano lontane da ogni corrispondenza con la realtà. Basti segnalare l’accentuata prominenza territoriale di .C. Cesta (Capocesto) tra Sebenico e Spalatro (Spalato).

La complessità dell’arcipelago dalmata appare evidente per il cospicuo numero di isole riportate, con collocazioni sufficientemente valide. Non tutte sono accompagnate dal rispettivo nesonimo; Cherso e Lussino nel QVARNER vengono rappresentate, invece, con dimensioni troppo dilatate, ma con posizione quasi del tutto corrette. La realtà insediativa, definita dal disegno di casette sormontate da un segmentino appuntito, spicca, oltre che per numero di centri riportati, anche per la tipologia e la grafia dei prospetti che, colorati tutti di rosso, risultano più articolati per le città più importanti come C. d’istria Parêzo, Rouigno, Pola, Fiume, Segna, Zara, Sebenico, Spalatro, Almisa. Stranamente il Gastaldi non riporta Traù, che, invece, compariva nelle carte edite nel 1560 e nel 1561. La nomenclatura è tutta in italiano nelle aree d’influenza veneziana, mentre al di fuori di questa compaiono dizioni sia slave che tedesche (Lago, Rossit, 1981, Tav. XXVIII, p.58). [D.U.]